Hans Hartung
|
Lipsia 21/09/1904 – Antibes 7/12/1989
Biografia tratta dal sito http://it.wikipedia.org
È stato un pittore tedesco naturalizzato francese, che per primo trasferì sulla tela, in nitidi disegni, lo slancio sicuro del suo braccio.
Nel dopoguerra gli artisti gestuali e segnici sorsero a schiere, ma egli fu tra i pochissimi a raggiungere la pienezza dell'espressione artistica.
È possibile cogliere mutamenti nella sua pittura, ma sono variazioni sul tema: egli non giunse per gradi al non figurativo, ma vi partì fin dalle prime prove e vi rimase. I primi dipinti astratti di Hans Hartung risalgono agli anni trenta, ma è solo nel dopoguerra che l'energia del suo segno diventa la struttura portante del quadro.
La vita di Hartung non trascorse sempre tra le pareti di uno studio.
Fu allievo di Vasilij Vasil'evič Kandinskij al Bauhaus, le sue opere giovanili ne riprendono infatti precisamente le teorie. Nel 1935, per evitare le persecuzioni naziste nei confronti della cosiddetta arte degenerata, lasciò la Germania e si trasferì a Parigi, dove visse in grandi ristrettezze. Scoppiata la guerra, il 26 dicembre 1939 si arruolò nella Legione Straniera, ma dopo qualche mese fu smobilizzato a Sidi Bel Abbes, raggiunta la Francia lavorò come operaio agricolo. Nel 1942 si rifugiò in Spagna, ove fu arrestato e incarcerato per sette mesi. Dopo la liberazione, raggiunse l'Africa del Nord e, l'8 dicembre 1942, si arruolò nuovamente nella Legione. Assegnato al Reggimento di marcia della Legione straniera combatté in Tunisia e sbarcò in Francia il 1º ottobre 1944. A novembre fu ferito gravemente nei combattimenti di Belfort nel tentativo di trascinare un camerata ferito entro le proprie linee. Evacuato fu amputato della gamba destra. Fu riformato dalla Legione il 19 maggio 1945. Naturalizzato francese nel 1946, fu decorato della Croce di guerra del 1939-1945, della Medaglia militare e della Legione d'Onore.
Nel 1945 riprese il discorso interrotto di pittore. Era partito nel 1923 con macchie; proseguì con segni scuri che si accavallano, si incrociano, si aggrovigliano su fondi luminosi, in cui il colore trapassa da una gamma all'altra con vibrazioni struggenti.
È poi approdato a enormi tele ove il fondo verde-azzurro è qua e là scalfito da nervosi, sottili graffi, quasi il segno di un lampo o di una stella cadente.
Nel 1960 ha ricevuto il Gran Premio della Biennale di Venezia.