Umberto e Marcello Mastroianni
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Fontana Liri 21/09/1910 - Marino 25/02/1998
Umberto Mastroianni, artista prestigioso e geniale, Maestro fra i più significativi della scultura contemporanea, è stato incisore, scrittore, poeta e scenografo. Molte sue opere si trovano nelle principali gallerie e musei italiani e esteri; di Mastroianni e delle sue opere si sono interessati i più importanti critici e artisti, fra cui Léon Degand, Pierre Descargues, Frank Elgar, Salvatore Quasimodo, Giullo Carlo Argan, Floriano De Santi e molti altri. Vinse il Gran Premio Internazionale per la Scultura (Biennale di Venezia, 1958) e il Premio Imperiale di Tōkyō (1989).
Per la biografia completa si rimanda a Wikipedia e al sito della Fondazione Umberto Mastroianni.
Di seguito riportiamo come Marcello descrive lo zio Umberto in un’intervista rilasciata a Floriano De Santi per Il Messaggero.
“ Marcello Mastroianni, come è venuta a suo zio Umberto la passione per la scultura?”
Questo con precisione non lo so, anche se spesso da ragazzino andavo a trovarlo nel suo studio. Pensando alla creatività dello zio Domenico e dei nostri genitori, probabilmente è una vocazione ereditaria, sebbene si possa dire che Umberto e la scultura siano una cosa sola”.
“Le sue visite a Natale significavano per me principalmente questo:che arrivava lo” zio magico” che rallegrava tutti.Aveva una pettinatura quasi romantica,proprio come si portava nel secolo scorso. Era sempre elegantissimo, affascinante per i suoi “ travestimenti”, a cui del resto non ha rinunciato neppure oggi;era originale e mai volgare nelle sue scelte: certi cappotti, certe giacche sportive, le scarpe inglesi, le camicie di seta ti colpivano per la loro particolarità. Inoltre, aspettavo sempre quelle cinque lire d’argento che regolarmente nelle feste importanti mi metteva in mano”.
“Non avevo la preparazione culturale per capire il suo lavoro: sapevo solo che era importante. Non ho potuto seguire il suo sviluppo artistico e i suoi successi, se non da lontano, perché se ne parlava spesso in famiglia. In seguito ho imparato a conoscerlo meglio: sono stato con lui nel ’60 a New York. Ero molto fiero per il tempo che mi dedicava e mi dicevo: io acquisto ad essere al fianco di uno zio così interessante e aristocratico. Anzi,voglio dire di più. Ci tengo molto, dopo il “Praemium Imperiale”,ad andare in Giappone con lui, perché ci arrivo non da “cinematografaro”, ma come il nipote di un grande artista”. A proposito della visita alla mostra antologica alla Rotonda della Besana a Milano, Marcello dice: “Ho guardato la retrospettiva milanese con un sentimento di grande ammirazione; a un certo punto mi sono sentito persino annientato. Non sapevo che mio zio avesse la possibilità di trattare qualsiasi materia – dalla carta al piombo, dal rame al bronzo, dal marmo al legno, all’oro all’argento - ,con una maestria sbalorditiva. E’ incredibile: qualunque cosa tocchi diventa un’opera d’arte; e dico ciò in maniera molto ingenua, da visitatore sprovveduto che rimane sorpreso a vedere un ventaglio così esteso e variegato di possibilità espressive.E poi mi ritornano in mente le sue sculture recenti che mi sembrano delle “macchine” di guerra; tuttavia capisci immediatamente che non sono macchine per fare la guerra, ma per porre in rilievo gli effetti mostruosi che la guerra provoca. E questa impressione l’ho provata anche a Firenze, nella rassegna suggestivamente ordinata alla Fortezza del Belvedere”.
“Quando capita, trascorro delle ore bellissime, mi piace ascoltare i suoi discorsi anche perché da grande artista qual è ha ancora tutta la rabbia del ragazzo,la vitalità e la voglia di fare di un adolescente”.